Se tra le vostre caratteristiche annoverate la sventurata combinazione di sonno leggero e udito sensibile, allora avrete sicuramente passato almeno una notte insonne a causa delle zanzare che vi ronzavano intorno alla testa perché avevate il resto del corpo al riparo sotto le coperte. Eppure, quando vogliono le zanzare sanno agire di soppiatto come dei ninja super addestrati. Ma come fanno?
Una ricerca spiega come mai per gli esseri umani è praticamente impossibile accorgersi, a livello tattile, del decollo d una zanzara dalla nostra pelle. Il segreto, a quanto pare, risiede nella loro speciale tecnica di volo.
I ricercatori dell’università olandese di Wageningen e dell’Università della California hanno studiato attentamente i movimenti di 600 zanzare appartenenti al genere Anopheles coluzzii (vettore della malaria) servendosi di tre fotocamere in grado di effettuare riprese con 125mila fotogrammi al secondo. Il video in slow motion (che trovate di seguito) mostra come le zanzare comincino a muovere le ali 30 millisecondi prima del loro decollo, con una frequenza di 600 battiti al secondo che generà il 60% della forza necessaria al loro decollo.
La particolarità di questa tecnica consiste nel fatto che attivare le ali prima di darsi la spinta con le zampe consente alle zanzare di impiegare solo una piccolissima forza per la seconda operazione, resa ancora più soft grazie alle loro zampe lunghe e sottili. In questo modo, per la vittima è impossibile avvertire la loro presenza. Per capirci meglio, il moscerino della frutta, che per decollare muove le ali a 200 battiti al secondo, compenserà la minore forza di decollo prodotta dalle sue ali con una spinta più forte sulle zampe, determinando una maggiore probabilità che un uomo possa avvertire – dal punto di vista tattile – la sua presenza.
Video: ecco come le zanzare decollano dalla nostra pelle
Questa tecnica di decollo è fondamentale per non destare sospetti negli istanti immediatamente successivi al pasto di sangue, quando cioè la femmina è ancora vicina alla vittima e quindi più esposta alle sue ritorsioni, oltre che più pesante e quindi meno in grado di evitare agilmente i nostri colpi vendicativi.
I ricercatori ipotizzano che una tecnica di volo simile venga messa in atto (e risulti determinante) anche al momento dell’atterraggio. L’ipotesi sarà oggetto dei prossimi studi, i cui risvolti non si limitano solo alla maggiore comprensione del mondo delle zanzare, ma promettono di essere utili anche nella costruzione di mini robot.